Di Martina Galvani
Abstract
Counseling filosofico e consulenza filosofica, a dispetto dell’assonanza terminologica, identificano differenti metodologie relativamente alle relazioni aiuto. L’autrice esplica in modo sintetico quali siano le coordinate di entrambe, evidenziando l’importante ruolo dei tremila anni di pensiero occidentale nello scenario delle tecniche professionali finalizzate al benessere emotivo.
La confusione derivante dall’assonanza tra la consulenza filosofica e il counseling filosofico genera spesso il fraintendimento che spinge a considerare le due discipline come un’unica pratica. In realtà, le due definizioni identificano ambiti ben distinti i quali hanno in comune il ruolo primario della filosofia. Il patrimonio trimillenario di storia del pensiero del quale si dispone, infatti, si presta a essere declinato all’interno delle relazioni di aiuto ascrivibili sia alla consulenza filosofica che al counseling filosofico, sicché s’impone la necessità di distinguere.
La consulenza filosofica, come attività alternativa alla psicoterapia, nasce nei pressi di Colonia nel 1981 per volontà di G. B. Achenbach, animato dal proposito di superare l’alienazione in cui la filosofia era precipitata da tempo. Relegata al ruolo di materia di insegnamento o tutt’al più considerata un argomento di conversazione riservato a pochi eletti e bizzarri pensatori, secondo il primo filosofo consulente professionista, la storia del pensiero occidentale, a torto cristallizzata, deve essere restituita alla propria originaria funzione: quella di essere alla portata di chiunque.
Caratteristica peculiare della consulenza filosofica è quella di rimanere del tutto centrata sulla filosofia, avendo come missione quella di offrire all’ospite (altrove denominato cliente) una diversa prospettiva rispetto alla problematica in oggetto senza proporre una soluzione alla medesima. Il consulente filosofico non promette aiuto né soluzioni ma porta l’interlocutore a filosofare. Non sostiene l’ospite: pensa insieme a lui. L’atto di co-pensare stimola la consapevolezza, pur rimanendo nell’ambito della speculazione pura, e agevola l’espressione della soggettività, conducendo il cliente a sviluppare una propria visione del mondo, una filosofia personale. Facile, a questo punto, ripensare a Socrate e alla metodica del suo dialogare orientato a far partorire (maieutica) al discepolo la propria verità senza arrivare necessariamente a un punto di arrivo: il dialogo è di per sé inconcludente giacché non esiste una verità incontrovertibile ma una ricerca in perenne divenire. Necessario è invece allenare la propria elasticità mentale, per comprendere che riguardo alla stessa tematica, molteplici possano essere i punti di vista. A questo punto, lecito sarebbe chiedersi per quale motivo ci si dovrebbe rivolgere a un filosofo per una consulenza. Forse perché la struttura dialogica dell’incontro non è una terapia ma un libero dialogo che mette il pensiero in movimento. Come sostiene U. Galimberti, infatti, la filosofia non è una materia ma un atteggiamento che addestra il senso critico. Essendo priva di confini e non animata dalla ricerca di una soluzione, nemica di ogni norma, di ogni sicurezza, si concentra sul bisogno portandolo alla riflessione, intesa come fine e non come mezzo.
Per quanto riguarda il counseling filosofico, la questione si amplia nello stabilirne le coordinate poiché, diversamente dalla consulenza filosofica, l’ambito di azione non riguarda la filosofia come unica forza presente all’interno di tale pratica. Al cliente viene prospettata una soluzione alla problematica attraverso un percorso non soltanto filosofico ma confezionato per l’occasione facendo ricorso anche, qualora necessario, ad altre pratiche. Il dialogare filosofico si apre, includendo elementi appartenenti a svariati ambiti quali il metodo rogersiano, le tecniche gestaltiche, la PNL e altro a discrezione del counselor. L’applicazione filosofica alla vita reale in questo caso non disdegna di accompagnarsi a strumenti che esulino dalla filosofia intesa in senso stretto. Il counselor filosofico offre strumenti di aiuto a chi ne faccia richiesta, supportando il cliente e accompagnandolo verso una soluzione alla propria problematica.
La figura del filosofo counselor, inoltre, assume un ruolo diverso rispetto a quella del consulente filosofico, il quale deve mantenere dentro di sé questioni irrisolte, al fine di essere credibile con l’ospite. Essendo persona risolta, infatti, renderebbe il proprio dialogare meno efficace rispetto al proprio avere ancora questioni in sospeso, esattamente come l’interlocutore. Secondo il già citato Achenbach, il consulente filosofico deve possedere il problema portato dall’ospite/cliente, altrimenti il dialogo si risolverà soltanto nell’argomentare in merito a un qualche tema.
In tale prospettiva il filosofo rivela le proprie soft skills, poiché le abilità relazionali e comunicative contribuiscono a modernizzarne la figura. L’intento essenziale dell’impiego della filosofia nelle relazioni di aiuto è infatti proprio quello di permetterle di riappropriarsi di sé, ovvero di tornare tra la gente, a stimolare domande e cercare risposte sulle questioni dell’esistenza.
Interessanti sviluppi si palesano quando la filosofia si trovi a interagire sia con la Gestalt che con la PNL. Pensare a una sorta di filosofia intrecciata alle succitate tecniche, al fine di creare modalità più moderne e comprensive nelle relazioni di aiuto, può essere assai difficoltoso ma di sicuro stimolante. Ho sperimentato l’efficacia dell’apporto filosofico abbinato alla PNL passando attraverso la Gestalt, e posso affermare che la potenza derivata da tale applicazione sia stata inaspettata e dirompente. Ritengo, come molti altri, che tale prassi costituisca una strada proficua da percorrere, essendo il counseling integrato una fonte di ispirazione personalizzabile da chiunque lo pratichi, in base alla propria formazione e alle proprie competenze. Come già detto, la consulenza filosofica è altro rispetto alle declinazioni offerte dall’ampio spettro del counseling filosofico, e la sua peculiarità è proprio quella di essere fine a se stessa, incentrata unicamente sulla propria missione speculativa.
Due sono quindi, al momento, le possibilità applicative della filosofia all’interno di un dialogo alternativo alle forme terapeutiche preesistenti le quali, sebbene distinte sia dalle premesse che dalle conclusioni, mantengono saldamente intatta la loro comune matrice: l’immenso contributo della materia filosofica al terreno del sostegno personale. Il suo carattere moderno e concreto, purtroppo sconosciuto a molti, può essere un alleato nei confronti dei problemi della quotidianità.
Per quanto riguarda la modalità della relazione stessa, oltre al modello socratico sopra citato in quanto paradigma dialogico, inevitabile è prescindere dalla triade hegeliana come risultato dell’interazione conclusiva tra la tesi e l’antitesi. N. Pollastri, il primo consulente filosofico italiano sia in termini cronologici che d’importanza, parla infatti di una terza cosa, la quale si origina durante il dialogo tra i due co-pensatori e a cui essi pervengono attraverso il dialogare, autonoma e indipendente rispetto a loro, costituente il punto di partenza per una nuova riflessione. Così, volendo, all’infinito, essendo provvisorio ogni punto di arrivo.
Anche il cogito ergo sum cartesiano, stabilendo il predominio del pensiero per giungere alla conoscenza e alla consapevolezza di sé, potrebbe essere considerato una delle fonti della consulenza filosofica come da noi oggi intesa.
Innumerevoli sarebbero gli esempi relativi alle radici filosofiche nelle moderne pratiche di cura e aiuto, ed è necessario tenere sempre presente il fatto che la preziosa dimensione arcaica della filosofia non escluda uno sguardo circolare da parte della stessa.
Ognuno di noi, quindi, può essere artefice di una personale filosofia, proprio in virtù delle innumerevoli combinazioni che essa offre alle riflessioni di ciascuno. Non esiste uno schema, ma la possibilità di guardare a una situazione in modo da poter contemplare nuovi paesaggi dell’anima.
Lungi dall’essere un archivio nozionistico, la filosofia, attraverso il counseling, si riappropria della perduta dimensione dell’agire all’interno del quale ogni pensato si trova a essere confutato e riconsiderato al fine di produrre visioni esistenziali diverse, relative unicamente a colui che le ha prodotte. L’aspetto versatile e duttile della filosofia modernizza e rivaluta in termini attuali anche il ruolo del filosofo, non più inteso come eccentrico pensatore immerso nella propria bolla metafisica, ma facilitatore nell’attività di apertura all’esercizio dello spirito critico del consultante.
Dopo l’avvio del primo studio di consulenza filosofica a opera di Achenbach in Germania, a cui sopra ci si riferiva, l’attenzione suscitata dalla filosofia come alleata nelle relazioni di aiuto spinse svariate realtà a istituire osservatori per analizzare il fenomeno, mentre il mondo accademico si divideva tra coloro che lo consideravano svilente per la filosofia e coloro i quali invece organizzavano master universitari professionalizzanti in materia di consulenza filosofica e counseling filosofico.
L’aspetto primario rimane in ogni caso quello incentrato sulla sfida che la filosofia accetta nei confronti della vita pratica, ritornando alle proprie origini e riproponendo la propria presenza nel celebrare la modernità dell’antico.
Bibliografia
Achenbach G., “La consulenza filosofica”, Feltrinelli, Milano 2018
Adorno F., “La filosofia antica”, Feltrinelli, Milano 1978
Miccione D., “La consulenza filosofica”, Xenia Edizioni, Pavia 2006
Platone, “Opere complete”, Laterza, Bari 1976-77
Pollastri N., “Il pensiero e la vita”, Apogeo, Milano 2020
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📌106. Ben-Essere Live: Il filosofo e le soft skills
Martina Galvani
Laureata in filosofia, da molti anni scrittrice sotto alias, editor e presentatrice di eventi letterari. Diplomata in counseling gestaltico integrato con una tesi riguardante la presenza della filosofia nelle relazioni di aiuto, si occupa di elaborare intrecci tra la filosofia e la Gestalt. Ama leggere, scrivere e studiare, convinta che rincorrere il sapere sia un’autentica pulsione vitale per una mente sempre avida di andare oltre. Membro del Comitato Scientifico di Punto Gestalt Pegasus.
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